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UN ALBERO, IL NOSTRO ALBERO

Leggo: se strappi un ramo ad un albero, quello non ricrescerà mai più. Ma se inizi e bagnare quell’albero potrai ricavarne soddisfazione e vedere crescere nuovi rami.

Il tavolo è ancora quello, la redazione di Numero Zero nella Casa Circondariale di Torre del Gallo. Alcuni ragazzi hanno deciso di aderire ad un corso di giustizia riparativa e mi fanno leggere un loro esempio per capire cosa si tratta.

Poche parole, una semplicità diretta anche se l’italiano non è certo l’unica lingua presente al tavolo. Un paio di riflessioni si affacciano, senza nemmeno chidere per piacere:

– tutti abbiamo rotto un ramo nella nostra vita. Tutti abbiamo il diritto e il dovere di essere attivi per migliorare ciò che ci circonda, questo brodo che amiamo e odiamo e che si compone anche di noi. Non possiamo sempre aspettare che qualcun altro agisca per noi e non importa se le nostre capacità (personali, economiche…) non ci faranno diventare la Gates Foundation… va bene anche iniziare a essere cordiali con il vicino di casa;

– i detenuti per primi sanno che cosa hanno fatto, cercano spiegazioni, un gene diverso (i miei fratelli sono tutte brave persone), la famiglia (te lo chiedono da quando sei piccolo), la pressione economica (il frigo è vuoto, oppure è meglio rischiare che faticare davvero, lavorando). Alcuni lo rifaranno, altri no. Ma io non sono un giudice, i ragazzi che incontro sono già stati giudicati (prima del primo grado di giudizio non possono partecipare alle attività). Devo e voglio vedere esseri umani nella loro interezza, a volte dimenticati da tutti, che cercano. Cercano di capire. Alcuni dietro le sbarre seguono la miglior scuola per poi essere criminali più scaltri o inseriti. Altri trovano il tempo per riflettere e capire come innaffiare il nostro albero.

Se volete leggere il risultato del nostro lavoro: www.vivereconlentezza.it

LA TAVOLA OVALE

Una tavola ovale. Riflessioni che fluiscono con franchezza, spontaneità, forse foga.
Si discute animatamente su dove si trovi il confine tra chi commette una ipotetica azione illegale e chi invece è criminale. L’etimologia di criminale è proprio legata al commettere un’opera fuori dalla legge, ma ciascuno ha una sua definizione, legata profondamente alle regole in cui viviamo immersi.
Potremmo utilizzare parole altrui, pensieri meglio formulati e teorie più solidamente scritte, magari da chi ha costruito modelli e plasmato il nostro sentire. Potremmo richiamare quello che ci hanno raccontato Sergio Cusani e Nando Dalla Chiesa a proposito di giustizia e legalità.
Invece oggi preferiamo scavare dentro di noi, costruire una nuova visione data dai nostri differenti punti di vista, con i nostri vocaboli imprecisi.
Siamo nella biblioteca di Torre del Gallo, Casa Circondariale di Pavia. Siamo con dieci ragazzi qui detenuti, con dieci visioni del mondo buttate sulla nostra tavola ovale.
Alle loro parole, ai loro silenzi, alle loro mani nervose, a tutti e a ciascuno di loro va oggi la mia gratitudine.